MORENO CHIACCHIERA AL QUIRINALE
dal nostro inviato Gilberto Scalabrini
Salirà sul colle, accolto dai corazzieri in alta uniforme che lo introdurranno nella sala gialla del Quirinale dove stringerà la mano al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Chissà che effetto gli farà tanta pompa magna, soprattutto quei carabinieri alti più di due metri, a lui che è molto riservato ed umile. Una cosa è certa: sia le divise luccicanti che gli sfarzi del palazzo finiranno nella sua abile matita da illustratore. Stiamo parlando di Moreno Chiacchiera, un folignate, 51 anni, considerato uno degli artisti più versatili e creativi del panorama italiano.
Moreno sarà orgoglioso di varcare le soglie del Quirinale, perché porterà sotto braccio una sua opera originale: la costituzione a fumetti. E’ il suo recente lavoro didattico per le scuole e lo presenterà in anteprima il prossimo 9 dicembre al Capo dello Stato.
Lo Jacovitti umbro ha realizzato questo pratico manualetto per conto della regione Lazio. S’intitola “60 anni di libertà, guida pratica alla Costituzione italiana”.
Un’opera di eccezionale valore, sia per la facile lettura che per la comprensione degli elementi. E’ stata stampata in migliaia di copie, destinate a diventare un best seller di grande successo.
Con Morendo Chiacchiera ci saranno pure il governatore della regione Lazio, Piero Marrazzo, e l’autore dei testi Bruno Amatucci.
Che cosa racconti con la tua grande verve di umorista?
«Racconto ai ragazzi, ma non solo a loro, la legge fondamentale della nostra Repubblica attraverso il fumetto come mezzo di comunicazione. I concetti e le situazioni sono molto semplici e i disegni accattivanti. Ho lavorato cercando di combinare parole e immagini in una narrazione uniforme».
Incontriamo il maestro nella sua casa di Magione, in via Case Sparse, una collinetta che s’affaccia sulle verdi pennellate della campagna circostante, i delicati pastelli degli ulivi e l’azzurro sfumato del lago Trasimeno.
Nello studio, ricavato al secondo piano della villetta, Moreno Chiacchiera dà sfogo alla sua arte di creativo, cartoonist e artworks. Disegna, inventa, schizza e realizza con una capacità inventiva davvero inarrestabile. A lui si sono rivolti clienti come Alitalia, Enel, Telecom, società autostrade, ministero dei lavori pubblici, ministero della cultura e dello spettacolo, Inps, lega calcio, lega basket, arma dei carabinieri, Rai ed editori nazionali e internazionali.
Un vero genio dall’estro vulcanico, che si diverte e ci diverte senza mai nulla concedere all’estetica volgare e qualche volta un pò corriva del fumetto.
Chi è Moreno Chiacchiera?
Allarga le braccia, sorride: «E’uno che avuto la fortuna di avere questa dote per il disegno,abbinata ad una forte passione che gli consente di andare avanti in questo mestiere che richiede molto sacrificio».
Ti senti più illustratore o fumettista?
«Sono un illustratore che si diletta pure nel fumetto. Un fumetto particolare,non certo d’evasione, bensì didattico».
Hai creato qualche personaggio?
«No, ho solo creato uno stile personalizzato, facilmente riconoscibile nell’editoria».
Quale è stato il tuo momento di svolta?
«E’ difficile dirlo. L’anno che mi ha fatto entrare di prepotenza nel settore è stato il 1983. Lavoravo a Roma e collaboravo con la rivista musicale Rockstar. Illustravo mensilmente due pagine centrali, che diventarono poi otto quando il direttore mi propose una rubrica sulla storia del rock a fumetti. Sono stato il primo al mondo a realizzarla e ho lavorato con grande passione e divertimento, perché pure io sono un appassionato di rock. Oggi quella storia andrebbe rivista e aggiornata, perché all’epoca il gruppo emergente in cima alla classifica era quello degli U 2. Comunque, il successo di quelle tavole, esposte in diverse mostre italiane, fra cui Venezia e “Treviso comics” (l’avvenimento fumettistico italiano più noto), mi ha spinto a proseguire nel campo dell’editoria illustrata di qualità».
A che età nasce la tua passione per il disegno?
«Ho iniziato a disegnare quando avevo 2 anni. Ovviamente ricordo vagamente questa cosa, ma mia madre rammentava spesso che disegnavo le macchinine da corsa dell’epoca, quelle degli anni 1960. Le realizzavo a forma di supposte e la testa del pilota era un semplice cerchietto. Ricordo bene invece la forma del fumo che usciva del pseudo tubo di scappamento: tanti ricciolini che davano l’idea della potenza del motore. La vera passione è scoppiata poi alla scuola elementare e da quel momento in poi è iniziata la mia croce, perché restavo giornate intere chiuso in casa curvo sui fogli bianchi. Mia madre, che all’epoca lavorava alle officine Gr di Foligno, mi affidava a zii e parenti senza problemi. Mi bastava un quaderno e una matita per restare ore ed ore incollato al tavolo di cucina. Ricopiavo dalla prima all’ultima pagina i numeri di Topolino.
Dopo la scuola media mi sono iscritto all’istituto d’arte e poi alla Accademia di belle Arti a Perugia. Devo dire che le lezioni non mi appassionavano molto, perché l’acquisizione delle tecniche del disegno, della pittura e della storia dell’arte italiana ed europea, era essenzialmente basata sulle figure dei nudi e della natura morta. Pertanto, non mi restò che portare avanti la mia passione, il fumetto. E così è stato. Mi ha molto aiutato nell’affinare la tecnica il maestro Umberto Raponi. Scoprendo il mio grande interesse per le illustrazioni umoristiche, è stato di grande aiuto per la mia crescita artistica».
Qual è l’identikit del lettore delle illustrazioni?
«E’ una domanda difficile, perché ci sono diversi tipi di illustrazioni e diversi tipi di lettori. Il mio target, per esempio, va dai 6 ai 14 anni. Non ho un pubblico adulto, perché sono illustrazioni didattiche».
Quanto sono importanti il fumetto o le illustrazioni per i bambini?
«Moltissimo, perché insegnano senza traumi anche argomenti delicati e la lettura consiste nell’osservare e commentare. L’emozione scaturisce dalle immagini e io cerco solo il modo più interessante e stimolante per esprimerle».
Qual è il tuo fumetto preferito?
«Quando voglio rilassarmi leggo Topolino. Soprattutto i vecchi numeri, quelli degli anni ’60 e ’70. Conosco anche molti dei disegnatori e devo dire che sono davvero eccezionali».
Cosa manca all’arte sequenziale per essere pubblicamente riconosciuta?
«Manca una certa attenzione da parte delle istituzioni. In Italia ci sono veri e propri vulcani di creazione, ma quest’arte è scarsamente apprezzata e stimolata. Non voglio banalizzare, ma cosa potremmo dire dell’alfabetizzazione del linguaggio musicale o del linguaggio artistico?
Il fumetto riunisce un minimo di tre linguaggi: iconico, verbale, musicale e se vogliamo anche teatrale.
In tutto il Regno Unito c’è molta più attenzione verso il mondo dei ragazzi. Tutto ciò che viene comunicato è fatto attraverso il fumetto, perchè guida e affascina».
In Inghilterra, Moreno Chiacchiera è amatissimo e stimato. E’ un componente della Beehive Illustration (agenzia di illustratori), per quale realizza cartoon e illustrazioni anche per gli Stati Uniti.
«Forse –dice con un pizzico d’orgoglio- sono più conosciuto in questa terra che in Italia. ».
Qual è un maestro del fumetto con cui faresti volentieri una delle tue tavole?
«Ce ne sono tanti. Ho avuto la fortuna di conoscere Giorgio Cavazzano, uno dei maestri di Topolino, Vittorio Giardino e Sergio Toppi. Con loro farei volentieri qualche lavoro».
Consiglieresti ad un giovane di intraprendere il tuo mestiere?
«Si,se ha capacità e passione, perchè richiede molti sacrifici, anche economici. In questo lavoro bisogna investire molto sull’autopromozione. Io, per esempio, ho molti lavori sparsi su diversi portali europei e mondiali. C’è gente che mi chiama dall’America. Tutti gli anni inoltre partecipo alla fiera del libro per ragazzi a Bologna».
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