Molte parole sono state spese dall’inizio di questa vicenda. Parole nate tutte, ne siamo convinti, dal cuore di chi le ha scritte. Parole che hanno espresso difficoltà, conflitto, rabbia, rivalsa, condanna, amore, speranza, rancore, giudizio, denuncia, delusione, inquietudine, dubbi … Parole che hanno provocato altre parole e altre ancora. Siamo fermamente convinti che ciò sia un bene: la Chiesa, anche piccola, piccolissima, parla, si interroga, si esprime, si confronta. E’ uno spazio di libertà e di ricerca, un’opportunità di dialogo tra di noi e, forse, con le gerarchie. Noi ci crediamo e continueremo a tenere viva questa voce, queste parole.
Ma … abbiamo compreso che per continuare non possiamo fermarci alle nostre parole “umane”. Occorre
attingere alla sorgente della Parola di Dio che, sola, può illuminare e dare un senso a tutte le nostre parole.
Per questo ci proponiamo di fermarci, ogni settimana, sul Vangelo della domenica, lasciandoci interpellare dal Signore Gesù, lasciando che le sue parole risuonino dentro di noi e producano frutti. Con grande semplicità, senza pretese esegetiche o teologiche, commentando, se vogliamo, il brano proposto con le riflessioni che esso suscita in noi.
Domenica prossima inizia l’Avvento. Quale momento migliore per partire?
Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Siamo attratti inevitabilmente dal ripetersi dell’invito a “vegliare”. Vegliate! State attenti! Potremmo dire: tenete gli occhi aperti! Non nell’attesa di un evento futuro, ma ora, subito! Il Regno di Dio, la nostra occasione per essere pienamente realizzati, è qui, è già qui, ma dobbiamo sapercene accorgere, dobbiamo riconoscerlo essendo vigili, presenti e ricettivi. Soprattutto evitiamo di essere sopraffatti dai mille pensieri che affollano la nostra mente e ci distolgono dall’obiettivo.
L’attenzione è richiesta ad ognuno (”lo dico a tutti”): non dobbiamo delegare ad altri questo compito. Non lasciamo che altri vigilino per nostro conto. Non contiamo sull’impegno altrui. Non siamo passivi. Tutti abbiamo un ruolo e tutti abbiamo il “potere”, la possibilità di capire.
Non guardiamo il mondo con gli occhi degli altri. Apriamo i nostri occhi, gli occhi dell’intelligenza, gli occhi del cuore, gli occhi della fede e riconosciamo Gesù che viene verso ognuno di noi per un incontro unico e irripetibile!
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